Review Party: I nostri cuori perduti

I nostri cuori perduti

Come può ridursi il mondo dopo un fenomeno di crisi? E l’uomo avrà sempre questa profonda necessità di trovare un nemico esterno su cui accanirsi? Leggendo “I nostri cuori perduti” di Celeste Nig sembra decisamente così!

Approcciandomi a questa lettura mi era stato detto che avesse dei richiami Orwelliani e non posso che essere d’accordo. Si tratta di un nuovo 1984, con una impostazione narrativa organizzata in flusso di pensieri continuo e incalzante – certo, può non essere per tutti i palati – ma per la storia funziona.

America post Crisi, la povertà e l’inflazione sono alle stelle – vi dice qualcosa questo scenario? – e si vive con un sentimento di incertezza costante. Attraverso una serie di manovre politiche si approva il PACT una legge per la difesa e la salvaguardia dell’americano patriota – io aggiungerei poco meno di medio, ignorante, violento e razzista.

Ed ecco che I nostri cuori perduti si impenna , in un contesto in cui il PACT individua come nemico per eccellenza, come causa di tutti i mali della Crisi, l’Oriente. Ogni persona di etnia asiatica è vista con sospetto, spiata dagli stessi vicini, ghettizzata e, fulcro del romanzo, privata dei propri figli come prevenzione a possibili indottrinamenti anti americani da parte delle famiglie d’origine. Non importa che queste siano spesso composte da americani di terza se non addirittura quarta generazione. Bastano i tratti somatici a identificarli e sono già irrimediabilmente perduti.

La storia nella storia

In questo clima di sospetto e odio il piccolo protagonista del romanzo è Bird – Noah per il mondo – figlio di un perfetto uomo caucasico e di una donna cinese. Sua madre è sparita qualche anno prima, quando aveva circa 9 anni, e da allora non la si può nemmeno nominare. proprio attraverso le parole di Bird si vive l’angosciante situazione di un regime di controllo che ne richiama altri storicamente conosciuti o tristemente attuali in un modo così vero e vivido che non si fa fatica a credere possa esistere anche oggi, e questo fa decisamente paura.

Attraverso Bird si scoprono verità scomode, si vive il profondo razzismo insito tra persone di culture decisamente diverse, si rivive il controllo dell’informazione, con i libri bruciati in piazza e le biblioteche tristemente vuote. Si sperimenta la potenza di un sistema mediatico incontrollato e marcio -ahimè anche questo tristemente attuale- per mezzo del quale si distruggono vite e reputazioni, inventando di sana pianta i fatti. E, ancora una volta, si vede come lo spirito critico delle persone sia completamente annichilito, incapace di non seguire le shit-news come tante belle pecorelle ammaetrate.

Mi è piaciuto il libro? Sì e no. Personalmente lo ritengo quasi un libro da 5 stelle, perché ho odiato profondamente ogni situazione descritta e allo stesso tempo non si poteva non fare un paragone con la nostra situazione geopolitica attuale. Sembriamo vivere noi stessi nella Crisi. Un libro che trasmette potenza è sempre un incredibile libro. Tuttavia, per mero gusto personale, non è lo stile narrativo che preferisco, voluto sicuramente ai fini della storia, ma che personalmente mi ha rallentato certi passaggi.

Rimane un libro che non solo consiglierei, ma che farei leggere nelle scuole agli studenti come oggetto di spunto per un dibattito d’attualità. Spero gli darete una opportunità.